E’ sicuro continuare ad indossare le unghie ricostruite durante la gravidanza?
Certamente! Non c’è alcuna ragione per credere che sia dannoso indossare unghie artificiali in gel UV o in acrilico durante la gravidanza. I prodotti per la ricostruzione unghie polimerizzano e si induriscono in non più di tre minuti e questo impedisce la penetrazione del prodotto oltre gli strati superficiali della lamina ungueale.
Ed è possibile per un’onicotecnica in gravidanza lavorare con i prodotti da ricostruzione?
Certamente, l’utilizzo dei prodotti da parte dell’operatrice non causerà ripercussioni sul suo nascituro.
Il punto cruciale della questione, infatti, non è se sia sicura o meno la ricostruzione unghie durante la gravidanza, ma quanto è alto in realtà il livello di esposizione ai prodotti chimici utilizzati nella procedura: a che livelli può essere dannosa l’inalazione dei vapori dei solventi per una donna incinta? Quanto è pericolosa la penetrazione di queste sostanze chimiche attraverso l’unghia e la pelle circostante?
La cliente in stato di gravidanza
In quanto all’inalazione, com’è ovvio, ogni esposizione in dose massiccia a determinate sostanze chimiche può farci del male: i fumi di scarico, i prodotti per la pulizia e i disinfettanti, la lacca o la tinta per capelli, i profumi. L’esposizione ai solventi dei prodotti da ricostruzione durante la seduta di refill o durante un’allungamento completo, non è certamente tale da causare alcun tipo di problema ad una cliente incinta, né per sè, né per il feto: può essere più dannoso lo smog inalato durante il percorso verso il Centro Nails, rispetto a quanto lo sia inalare i solventi o il liquido del monomero durante un appuntamento con l’onicotecnico.
Per quanto riguarda l’eccessiva penetrazione dei liquidi utilizzati attraverso la pelle attorno all’unghia o attraverso la lamina di una cliente in stato di gravidanza, a causa di una scorretta procedura di lavoro, l’unico problema che si può riscontrare è una reazione cutanea localizzata, o anche l’insorgere di un’allergia se la sovraesposizione è prolungata nel tempo. Quel che è certo è che, anche in caso di reazione cutanea o allergica, nessun danno si ripercuoterebbe sul feto.
E se la gravidanza è dell’onicotecnica?
Per l’onicotecnica, d’altro canto, l’esposizione ai solventi è molto maggiore rispetto alla cliente: in questo caso diventa importante stabilire a quale livello di sicurezza lavora l’operatrice.
Lavorare in sicurezza significa utilizzare prodotti di qualità certificata, operare in un ambiente pulito e sufficientemente aerato, indossare eventuali mascherine per le polveri di limatura e seguire scrupolosamente le procedure di disinfezione. La sicurezza è sempre importante, e questo indipendentemente dallo stato di gravidanza o meno.
Ma volendo affrontare la questione gravidanza, cosa succede se l’onicotecnica non lavora in sicurezza, cioè se si verifica una eccessiva esposizione alle sostanze chimiche, con conseguente eccessiva inalazione o reazione allergica cutanea sull’onicotecnica stessa?
Attualmente non esistono prove scientifiche certe che ne attestino conseguenze sulla salute del nascituro; questo a differenza, per esempio, delle comprovate ripercussioni dell’abuso di alcol e di tabacco sul feto. L’operatrice che rispetti le regole della sicurezza potrà dunque tranquillamente proseguire nel proprio lavoro, senza alcuna controindicazione in caso di gravidanza.
L’unico motivo valido e comprensibile per un’eventuale interruzione dell’attività da parte dell’onicotecnica, è costituito da quel sano e meraviglioso istinto di prudenza e protezione che caratterizza tutte le mamme in dolce attesa.
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